The spiritual teacher Meher Baba stated that māyā is not the illusion of creation but the ignorance that makes one see the illusion as real: "How does the false world of finite things come into existence? Why does it exist? It is created by māyā or the principle of ignorance. Māyā is not illusion, it is the creator of illusion. Māyā is not false, it is that which gives false impressions. Māyā is not unreal; it is that which makes the real appear unreal and the unreal appear real. Māyā is not duality, it is that which causes duality." Ultimately, one finds that māyā itself is not real: "From the point of view of the last and the only Truth of realisation, nothing exists except infinite and eternal God. There the illusion of finite things as separate from God has vanished, and with it has also vanished māyā, the creator of this illusion"
'Maya is like a dream or the jugglery of a conjuror. It pulls and stretches the world..'
Baba, Meher (1967). Discourses. 3. San Francisco: Sufism Reoriented. p. 158. ISBN 978-1880619094
Da: Upaniṣad:
"[...] il termine Māyā: questa si dice è reale e nello stesso tempo non reale (anirvacaniya = indefinibile); se si osservano gli eventi e le cose oggettive con i soli strumenti sensoriali essi sono considerati reali; se invece si osservano con lo strumento della buddhi, o nòesis, che gli enti umani hanno ma che pochi usano (Plotino) si può scoprire che non sono reali assoluti, ma appartengono alla categoria dei semplici fenomeni i quali appaiono e scompaiono. Ciò significa che non hanno in sé la loro ragion d'essere; di qui la māyā: esiste, se il percepito lo si vede da una certa prospettiva e angolazione, non esiste (non in termini assoluti), se lo si vede da un'altra prospettiva.
Spesso alla Prakrti si da il nome di māyā in quanto, essendo in movimento e in continuo cambiamento, non da certezze. Sia Guadapāda, sia Śaṅkara, sia Parmenide sostengono che l'oggetto esterno (la manifestazione formale) non è come le corna della lepre (Guadapāda e Śaṅkara), oppure 'tuttavia anche le cose che appaiono (mondo dei fenomeni) devono in modo corretto essere valutate' (Parmenide); per cui questi filosofi non sostengono il nulla, o il nichilismo, ma danno a ciascun aspetto la valenza che devono avere.
La māyā dunque è ciò che appare ai nostri semplici strumenti sensoriali, oppure ciò che viene visto con l'occhio della pura consapevolezza; questa include il fenomeno, mentre l'altro modo di vedere, per la sua possibilità riduttiva, esclude quest'ultima condizione. Si Veda Mandukya Upaniṣad (ma, si dirà tutte le Upaniṣad), Sull'Ordinamento della Natura di Parmenide, lo stesso insegnamento di Platone e di Plotino, ecc.
Si è voluto dare solo alcuni punti fondamentali che si trovano in queste Upaniṣad: l'idea del jiva (Anima), dell'ātman (può rappresentare il noùs trascendente dell'antica Grecia); del Brahman supremo quale fondamento del tutto esistente, della sostanza-Prakrti; dei Guna che rivestono molta importanza nella letteratura delle Upaniṣad; dell'ahamkara (aham = io o 'ciò che fa l'io', o senso dell'io) in quanto ego empirico; della tripartizione dell'ente umano; dell'avidyā quale ignoranza della realtà metafisica; della via pitryāna che porta alla trasmigrazione; dell'etica filosofica; dell'iter del jiva sulla via del ritorno (devayana); della māyā e del karma.
Per ulteriori accurati e specifici chiarimenti si rimanda prima di tutto allo studio approfondito di queste Upaniṣad; ai testi della Collezione Vidyā (Edizioni Aśram Vidyā) e ad altre opere apprezzabili di autori occidentali e orientali che oggi si possono trovare facilmente.
Fonte: Note Conclusive di —Upaniṣad, Testo Sanscrito a Fronte a cura di Raphael
Bompianti Testi a Fronte, pag.1232/3
'Maya is like a dream or the jugglery of a conjuror. It pulls and stretches the world..'
Brahma Purana 127.20
In Sanskrit Matrix is termed Māyā, meaning the power of creative illusion, or Matrika in Kashmir Shaivism. The Matrix produces the hologram for the Oneness. The external world of objects is 'real' enough to the five senses. The five senses transmit signals/waveforms of sound, light, etc, to the brain, which acts as a receiver. These signals carry the apparence of duality, multiplicity, differentation. This 'appearence' of multiplicity is the job, the function of the five senses. The five senses are the tools of Matrix
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