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24 ottobre, 2013

Le leggende della valle di Susa e il Graal

Le leggende della valle di Susa e il Graal. Il nome della cittร  di Rama inciso, insieme ad altri siti di importanza strategica, su un boccale dell’Impero romano.
L’esistenza della cittร  di Rama รจ sempre stata legata al mito di Fetonte e molte leggende legano la storia mitica di Rama al mistero del Graal. Pertanto, nella stessa maniera con cui sopravvivono ancora oggi le leggende e soprattutto i reperti archeologici e storici legati al mito di Rama, esistono in Piemonte molte testimonianze culturali che si riferiscono alla discesa di Fetonte e al Graal che sarebbe stato custodito nel corso di molti millenni dai misteriosi abitanti della stessa cittร  di Rama.
Addentrandoci nelle leggende delle valli piemontesi possiamo ricordare la sopravvivenza, per millenni e fino ai giorni nostri, della cultura druidica che aveva come fulcro il culto solare e quello del fuoco della consorteria sciamanica che avrebbe incontrato Fetonte al suo arrivo nella Valle di Susa. Tradizione che viene ancora oggi celebrata da alcune comunitร  contadine del Piemonte, con riti segreti che riuniscono centinaia di persone di ogni villaggio dell’area piemontese.
Sulla scia delle tradizioni legate all’apparizione di Fetonte, ancora oggi in Val Grande, nelle Valli di Lanzo in Piemonte, si tramanda la leggenda di un grande masso d'oro disceso dal cielo, che potrebbe essere riconducibile al carro celeste dorato di Fetonte.
Un’altra leggenda della Valle di Susa puรฒ collegarsi alla ruota d’oro forgiata da Fetonte prima del suo congedo dall’umanitร . La leggenda, di origine medievale, riporta la narrazione di una ruota forata di pietra, recante delle scritte incise sulla sua superficie, che sarebbe caduta dal cielo sul monte Ciabergia, raccolta e conservata come una preziosa reliquia dai montanari che erano stati testimoni dell’evento.
La tradizione druidica narra che, dopo che Fetonte fu congedato dagli uomini, la sua ruota d’oro e le sue reliquie furono custodite in una caverna del monte Roc Maol, l’attuale Rocciamelone. Una grande grotta che giร  prima della venuta di Fetonte era considerata un vero e proprio santuario dove gli sciamani celebravano il culto del fuoco e del sole, entrambi considerati la manifestazione di un mistero mistico che era in grado di sconfiggere le tenebre e infondere calore e vita negli esseri viventi. Una mistica del fuoco che trova il suo eco anche in epoche storiche posteriori, a cominciare dalla narrazione biblica di Mosรจ quando nel deserto si trova di fronte al roveto ardente, inteso come manifestazione del creatore di tutte le cose.
L’antica caverna, secondo la tradizione druidica, si trovava sulle pendici del Roc Maol ed era di proporzioni tanto vaste da accogliere decine e decine di partecipanti alle cerimonie. Secondo i valligiani, la grotta era in realtร  una lunga e grande galleria che univa la Valle di Susa con le Valli di Lanzo. Anche il ricordo di questa caverna sembra che non sia andato perduto. Esistono in merito molte leggende medievali in cui vari illustri personaggi si sarebbero dedicati alla ricerca della reliquia senza mai riuscirvi, le cui gesta sono ricordate nelle leggende.

La “Dea madre” rinvenuta sulle pendici del Monte Musinรจ come uno dei tanti esempi della cultura megalitica esistita anticamente nella Valle di Susa. La sua figura riprende il simbolismo delle “ruote solari” legate al mito di Fetonte
Il mito della caverna segreta e dei suoi tesori era ben vivo ancora nel corso della seconda guerra mondiale, quando le truppe naziste occupanti il Piemonte si misero a perlustrare i monti della Valle di Susa, soprattutto il Musinรจ, alla ricerca di mitiche caverne che avrebbero custodito antichi tesori nascosti ed eventuali armamenti dei partigiani, senza tuttavia mai riuscire nel loro intento.
In valle viene ricordata la leggenda della caverna del Mago del Musinรจ che รจ colma di simbolismi legati al mito del Graal. Essa narra che in una grotta all'interno del monte Musinรจ che si affaccia sulla Valle di Susa viveva anticamente un mago che custodiva una grande gemma verde difesa da un Dragone d'Oro, forse proprio volendosi riferire ad una delle creature mutaforma di metallo dorato che Fetonte, prima di congedarsi, aveva lasciato a protezione della conoscenza elargita ai suoi allievi.
รˆ viva anche la leggenda di Ardoino III, marchese di Avigliana, Susa e Torino, che, secondo la narrazione settecentesca, attratto dalle dicerie esistenti sui tesori che sarebbero stati nascosti in una grotta del monte Rocciamelone, organizzรฒ una spedizione militare per impadronirsene senza tuttavia riuscirci. Ardoino e le sue truppe, ogni qualvolta si avvicinavano al luogo venivano ostacolati da una nebbia impenetrabile accompagnata da una fitta sassaiola.
Fonte:http://www.shan-newspaper.com/web/tradizioni-celtiche/931-la-citta-di-rama-nelle-leggende-del-piemonte.html#.UmXG8bRMti8.twitter

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