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06 novembre, 2016

La meditazione crea immagini con il pensiero - Due sogni di Jung

Carl Gustav Jung è stato un grande psicologo, una mente veramente aperta e immensa. Era anche un sensitivo, qualità ereditata dalla madre, cioè aveva la dote e la capacità di entrare in sintonia e contatto con il mondo interiore e con un'altra dimensione che, attraverso questa interiorità, comunica con noi; da esso traeva i simboli, le intuizioni, la comprensione, le illuminazioni, insomma, su quello che E'. Jung, attraverso il racconto di due sogni da lui fatti riferiti da una sua allieva, Anela Jaffè, che ne raccolse e pubblicò i “Ricordi”, egli, offre risposte a diversi concetti tra cui quello dell'immortalità, della reincarnazione, della relazione tra le essenze individuali e 'l'esistenza terrena', o la proiezione d'essa tramite la mente. Trovando quindi risposte sufficienti per capire il problema del conflitto tra l'Io ed il Sé. "Lo spinoso problema delle relazioni tra l'Uomo eterno, il Sé, e l'uomo terreno che vive nello spazio e nel tempo fu lumeggiato da due miei sogni. In un primo sogno, che feci nel 1958, vedevo da casa mia due dischi a forma di lenti dai riflessi metallici che passavano veloci, compiendo una stretta parabola sopra la casa e finendo sibilando dentro il lago. Erano due dischi volanti. Quindi un altro corpo veniva volando direttamente verso di me: questo corpo appariva come una lente perfettamente circolare, come l'obiettivo di un telescopio ... Immediatamente dopo veniva un altro corpo...: ancora una lente con un dispositivo metallico che la collegava a una scatola, tipo una "lanterna magica ". A sessanta o settanta metri di distanza si fermava nell'aria e puntava direttamente verso di me. Mi svegliai con una sensazione di stupore. Nel dormiveglia ancora, mi passò per la testa: (Aniela Jaffè Ricordi, sogni e riflessioni di C. G. Jung, Rizzoli, Milano,l981, pag. 380 e segg.). La meditazione crea immagini con il pensiero. Jung si pone la domanda se tutta la realtà non sia altro che delle immagini-pensiero di "qualcuno" che in un'altra dimensione medita. Il secondo sogno è più notevole del primo. “Già una volta avevo sognato del problema del rapporto tra il Sé e l'Io. In quel primo sogno, ero in giro per il mondo ... Giungevo a una piccola cappella situata al margine della strada. La porta era aperta e io entravo. Con mia sorpresa non c'era sull'altare un'immagine della Vergine né un Crocifisso ma solo una meravigliosa composizione floreale. Ma poi vedevo sul pavimento, davanti all'altare ma rivolto verso di me, uno yogi seduto nella posizione del loto, assorto in profonda concentrazione. Quando lo guardavo più da vicino, mi rendevo conto che aveva la mia stessa faccia... Poi mi ero svegliato con il pensiero: . Sapevo che quando egli si fosse svegliato, io non sarei più esistito.... La figura dello Yogi rappresenterebbe.... la mia totalità inconscia prenatale (il Sé; n.d.A.) ... Come la lanterna magica, anche la meditazione dello Yogi la mia realtà empirica terrena...”.

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