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31 maggio, 2023

Il Sāṅkhya-yoga tra Meta-Fisica e Psicologia

Il Sāṅkhya Yoga - Gli insegnamenti esoterici di Kalipa-deva (un Avatara), a cura di Valentino Bellucci. __________INTRODUZIONE_________ -1- La Filosofia del Sāṅkhya. Sāṅkhya significa 'enumerazione' e riguarda lo studio della realtà analizzando ed individuando tutti i suoi elementi. Il testo classico di tale scuola è la Sankyakarika di Isvarak-rishna (tra il I/V secolo d.C.), anche se la sua radice risale a Kapila-deva (un Avatara). Secondo tale visione sono due le macro-realtà cosmiche: il Purusa e la Prakriti. Il Purusa è il soggetto spirituale che osserva la Prakriti, cioè la materia nelle sue varie manifestazioni. Gli elementi grossolani derivano dagli elementi più sottili e la causa ultima è non materiale: è quindi una negazione del materialismo. Le anime, i singoli Purusa, assistono come spettatori alle modificazioni del corpo e della materia. E' l'identificazione col corpo che crea nell'anima l'illusione di appartenere al mondo materiale. I Purusa sono pura coscienza, semplici testimoni; è l'Io psicologico a sperimentare piaceri e dolori, come riflesso della coscienza legata al corpo attraverso l'illusione/sogno chiamata ahamkara: fin quando il sogno permane, l'illusorio legame dell'anima con la materia prosegue. Scopo del Sāṅkhya è permettere il risveglio del soggetto, del vero Io, intrappolato nel sogno di un'identità fittizia. E' quindi solo la materia a modificarsi, secondo la legge dei tre Guna, le tre modalità di interazione che danno forma a tutto ciò che di materiale esiste. Il legame tra il Sāṅkhya e lo Yoga è molto forte, poiché in entrambe le scuole lo scopo finale è raggiungere la liberazione dell'anima dalla materia. Nella versione che troviamo nel Bhagavata Purana la scuola del Sāṅkhya-yoga raggiunge la massima perfezione attraverso la Bhakti, poiché si tratta della metodologia dello yoga più elevato; in altre occasioni ciò è stato ribadito, e qui la devozione a Dio diventa il veicolo e il fine ultimo dell'anima. Nella tradizione si parla anche di un altro Kapila, vissuto prima del IV secolo a.C., spesso confuso col Kapila Avatara; ma nel Purana è il Kapila originario il vero fondatore di questa scuola filosofica, dove tutte le ambiguità successive sono superate considerando Bhagavan come sorgente dei Purusa e della Prakriti. Le scuole 'recenti' si focalizzano sopratutto sulle modificazioni della materia e sul ruolo dell'osservatore, e ciò porta ad 'una liberazione' del Purusa in senso molto mediato e questo si deve dire per salvare il Sāṅkhya da contraddizione; e cioé nel senso che una volta che la Prakriti cessi di agire, rispetto alla Buddhi (intelletto) non ci potranno più essere modificazioni e quindi il Purusa non potrà più essere specchio di nulla e potrà isolarsi in se stesso ossia ritornare a quella che è per esso la condizione naturale." [1]. Ma questo vale per quel Sāṅkhya 'ateo' dove le unioni tra le anime e Dio non viene analizzata; ma nel Sāṅkhya del Kapila puranico tali contradddizioni non esistono: i Purusa sono specchi della Prakriti e la loro liberazione è smettere di focalizzarsi sulla materia, solo così potranno svegliarsi dal sogno del ciclo di nascite e morte. L'anima non è toccata realmente dalla materia e dalle vicissitudini della mente e del corpo, ma come uno specchio riflette tali movimenti restando nell'illusione. Kapila, come farà Caitanya nella lettura del Vedanta, indica l'amore divino come reale dimensione delle anime e solo tale amore, se risvegliato, può distogliere le anime stesse dal seguire lo spettacolo degli universi materiali. Incontrando lo Yoga-bhakti il Sāṅkhya appare come un dualismo tra materia e spirito, tra oggetto e soggetto, un dualismo che ha senso solo nel sogno delle anime che devono ancora risvegliarsi all'amore del divino. In ultima analisi si tratta di due energie dell'Assoluto che fanno parte di un gioco ancora più grande e profondo. ____ 1 Cit. in Mente, Cervello e Coscienza. Il vicolo cieco del materialismo nel pensiere di Sir John Eccles, D. Bui e S. Leoni, Mattioli 1885 editore, Fidenza 2006, pag. 166. ______________ -2- IL SOGGETTO E L'OGGETTO. Nel pensiero occidentale la separazione sostanziale dell'anima (soggetto) dalla materia (oggetto) si è presentata con radicalità con Cartesio. E' vero che le scuole pitagoriche ed il platonismo hanno sempre sottolineato questo aspetto, ma la visione greca e poi cristiano-romana hanno cercato piuttosto i collegamenti tra materia e spirito, mentre nella scuola del Vedanta è fondamentale che l'anima, spirituale in essenza, si svegli dal suo sogno della materia. E' tale sogno che anima la materia, la quale, senza l'interazione 'onirica' del soggetto, resterebbe del tutto inerte. La fisica e la biologia attuale rivelano: "Gli ultimissimi studi hanno visto un enorme proliferare di nuove ipotesi sull'interconnessione tra fisica quantistica, coscienza e volontà. Una delle voci più autorevoli in questo ambito è il fisico tedesco Hans-Peter Durr, la cui visione del mondo, segnata dal riconoscimento che la fisica quantistica non permette un vero determinismo in una realtà che perde la propria unicità ontologica, è accostabile per certi aspetti al panpsichismo. [...] Un altro punto di vista è quello di Penrose che identifica nei microtuboli (particolari strutture proteiche cellulari) il luogo in cui si realizzano effetti quantistici coerenti."[2] La volontà rappresenta il desiderio della coscienza e l'energia materiale si struttura, secondo la legge dei tre Guna, per soddisfare tale desiderio. Ovviamente i desideri e la materia non sempre coincidono a causa delle azioni passate; comunque è sempre la coscienza il seme che dirige, come finalità, l'intero ordine naturale. La coscienza divina ordina il tutto, la coscienza individuale cerca di ordinare una piccola parte. Come notava anche Goethe, ogni senso ed ogni oggetto derivano da degli archetipi sottili; nella visione del Sāṅkhya l'archetipo è l'idea divina che sta alla base della realtà materiale. ("L'idea della divinità, è l'idea di tutte le idee" - F. Schlegel) Ogni struttura atomica e molecolare segue un ordine geometrico pre-esistente, atemporale. Anche la fisica si è accorta di questo 'Mandala' supremo: "Se la struttura dell'universo alla scala minima delle particelle elementari è descritta da E8, con i suoi 248 insiemi di circonferenze che si avvolgono reciprocamente con una regolarità elegantissima, torcendosi e danzando nello spazio-tempo in tutti i modi possibili, avremo ottenuto una unificazione completa e avremo la soddisfazione di sapere che viviamo in un universo eccezionalmente bello". [3] E tale figura (E8) coincide con il Gopala yantra, geometria sacra del divino che si riflette nella materia:
Ecco il "Mandala" E8 che i fisici sono riusciti a dedurre dallo studio della natura.
Ecco invece il Gopala-Yantra, raffigurazione geometrica-sacra della cultura vedica. Sovrapponendoli si ottiene questa immagine:
Ed è il suono l'archetipo fondante, l'informazione che permette alla materia di strutturarsi in modo sensato e con uno scopo; è assurdo, come fanno certi 'scienziati' asserire che la vita sia apparsa per caso o per tentativi evolutivi, poiché senza un'informazione intelligente ciò sarebbe stato impossibile. [4] Sarebbe come asserire che una città è sorta per via di un uragano e non grazie ad una attenta progettazione... L'energia materiale si struttura quindi secondo una gerarchia ben precisa che va dal sottile al grossolano, dall'archetipo ideale alla struttura degli elementi; gli oggetti dei sensi e gli organi dei sensi derivano quindi dal desiderio della coscienza di fare esperienza nella materia; il soggetto vuole rispecchiare l'oggetto, e così il divino lo permette, come un regista che organizza il perfetto film per le anime desiderose di identificarsi con elementi materiali che nemmeno la sfiorano realmente. _______________ -2- Una geometria del tutto, di A. Garret Lisi e J. Owen weatherall, Le Scienze n. 510, Febbraio 2011, pag.57. -3- Per approfondire questo tema Cfr. V. Bellucci, La Chiesa di Darwin, Harmakis edizioni, 2016. -4- Per chi volesse comprendere tale Mandala e le sue manifestazioni della materia Cfr. Sri Brahma Samhita, Enigma edizioni 2018. ______________ Il suono originario che da inizio al film cosmico è il famoso OM (AUM), che coincide col seme-mantra Klim.[5] Nel Sāṅkhya, come nell'occasionalismo Cartesiano, "Dio congiunge la sensazione all'idea quando gli oggetti sono presenti..."[6]. Poiché la materia di per sé non prova nulla e solo la mente, regolata dai Guna divini, mostra mostra alla coscienza dell'anima con quale sensazione identificarsi, come un colore che viene proposto all'artista che si identifica con esso diventando un giallo luminoso oppure un blu scuro... L'errore dei cartesiani stava nell'identificare la mente e l'anima, ma nel pensiero vedico la mente è ancora materiale, anche se è così sottile da permettere al soggetto, alla coscienza, di 'sintonizzarsi' col corpo e col mondo interiore ed esteriore. Ciò ha portato il pensiero europeo a vedere gli animali come oggetti, poiché la loro mente mancherebbe di logos; così per i cartesiani come Malebranche l'animale è solo macchina, poiché non ragiona o parla. Ma gli animali sono anime e la loro mente è più legata agli istinti del corpo rispetto a quella umana. La psicologia vedica è da millenni più avanzata del pensiero moderno... _____________ -5- N. Malebranche, La ricerca della verità, Laterza, Bari 2007, pag.320. -6- C. G. Jung, La saggezza orientale, Bollati boringheri, Torino 2008, pag. 89. --continua...--

3 commenti:

  1. "La coscienza divina ordina il tutto, la coscienza individuale cerca di ordinare una piccola parte". Sankhya-yoga, Kalipa-deva.

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    1. Quindi se intorno agli Avatara viene allestito un teatro, dunque si forza così ciò che si desidera, quello è ciò che con molta probabilità si manifesta

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  2. I TRE GUNA
    Al fine di agire e modificare il nostro karma è fondamentale conoscere la legge dei tre Guna, poiché l’intera energia materiale agisce in base a queste tre dimensioni. Si tratta della dottrina dell’inevitabilità, di ciò che porta gli esseri e le situazioni ad andare fino in fondo.

    I Guna rappresentano la presenza, in noi e all’esterno di noi, di legami ben precisi che determinano le azioni e le circostanze. Essi rappresentano ciò che la scienza moderna chiama determinismo.

    Il karma è un maestro severo, ma la grazia lo supera; occorre però aprirsi a questa energia denominata kripa- shakti. Tutto dipende dal nostro desiderio. Il desiderio dell’anima è il vero enigma del libero arbitrio, poiché è oltre lo spazio-tempo.

    Valentino Bellucci

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"L'idea della divinità, è l'idea di tutte le idee" - F. Schlegel