🕉️IL KALY YUGA È L'ERA DOVE IL MALE SI VESTE DI BENE 🕉️

🕉 La civiltà odierna deve tener conto di questo fattore per proseguire correttamente la sua evoluzione; perché nelle 'vesti del bene' oggi gli asura diventano educatori, politici, ed influencer di vario genere. Pertanto non bisogna credere alle apparenze, né tantomeno alle presunte evidenze.., gli obbiettivi da raggiungere sono le conoscenze. Con queste si sconfigge il male 🕉

Il Mio Grande Amore Parvati ॐ

ॐ Onore a Te, Divina Parvati Dolce Dea dell'Universo Sono in cammino verso di Te Dove sei?.. tra lo spazio temporale Sei n...

28 luglio, 2009

Superenalotto, una tassa indiretta, i soliti sporchi affari di Stato!


Una "tassa" indiretta: ogni 2 euro giocati, uno va all'erario

"Chi acquista una schedina compra non solo la remota possibilità di vincere tanto denaro, ma anche un'emozione, una fantasia... Semmai è da biasimare un mondo in cui per molti questo è l'unico modo per far entrare un po' di speranza nella propria vita". Ian Hacking

Mentre Sisal e il nostro caro Stato si dividono cifre astronomiche, in soli 6 mesi l'erario ha incassato 700 Mln. di euro! Ma dove vanno a finire tutti quei soldi? Dov'è la trasparenza? Perchè si permettono di cambiare le regole del gioco in silenzio?, perchè l'antitrust ha avviato un'indagine? Perchè continuiamo a permettere a questi politicanti di fare il bello ed il cattivo tempo?

Riporto un' intervista molto interessante pubblicata sul sito "il salvagente.it" , per chi continua a sottomettersi a tali manovre:

Intervista a Ennio Peres: non è un gioco, e ci si può rovinare

La "febbre da Jackpot" non è un gioco, ma un azzardo col quale ci si può rovinare. Ne è convinto anche Ennio Peres, matematico ed enigmista, autore di diversi libri in materia. Con lui, che per sé ha inventato una definizione alquanto originale, quella di “giocologo”, abbiamo discusso del fenomeno lo scorso ottobre, quando il Jackpot del Superenalotto era arrivato per la prima volta a 100 milioni.
Ecco cosa ci diceva:

Dottor Peres, quella del Superenalotto sembra diventata una vera e propria mania. Quanto è vasto, in Italia, il fenomeno?
L’Italia è uno dei paesi dove si gioca di più in assoluto. Si colloca al terzo posto nella classifica mondiale, preceduto solo da Inghilterra e Giappone. Basti pensare che i giocatori abituali, per i giochi legali autorizzati dallo Stato, sono circa 30 milioni, più della metà di tutti i cittadini italiani, senza distinzione di età, compresi quindi anche i neonati.

Un record di cui essere fieri?
Direi proprio di no, perché i Paesi dove generalmente si gioca di più - Inghilterra e Giappone a parte - sono quelli del Terzo mondo, i più poveri e arretrati.
La molla che muove tutte questi “giochi”, incluso il Superenalotto, è la speranza di un guadagno facile, il desiderio di risolvere magari i problemi quotidiani in modo semplice e veloce. Si gioca, insomma, perché arricchirsi con il lavoro abituale è sempre più raro, tutte motivazioni radicalmente diffuse in Italia oggi, e sintomo che viviamo in un paese dove la percezione del benessere è sempre meno diffusa.

Sembra una questione seria. Ma in fondo non è solo un gioco, dove si partecipa a un “fenomeno” collettivo; in cui si aspetta e si soffre insieme?
Da “condividere” c’è ben poco nel Superenalotto, come nel Gratta e Vinci. Sono tutte attività svolte da soli, è completamente assente ogni forma di socialità e confronto.
Ovviamente non c’è niente di male se si gioca un euro per partecipare ad un’estrazione, una volta ogni tanto, ma non si può assolutamente considerare un “gioco”, sarebbe una forzatura e un contro senso. Il gioco è un’attività ludica fine a se stessa, dove si scherza e ci si diverte, si socializza, s’impara qualcosa.
Nel momento stesso in cui si ha come fine il denaro, perde la sua caratteristica essenziale, si lega alla vita reale e non è più un gioco. Diventa una “scommessa”, un “investimento”, è completamente assente la componente sociale. E tra l’altro è un fenomeno che ha eliminato molti “giochi” veri e propri, perché appena nato, nel ’98, il Superenalotto ha messo in ginocchio l’intera industria dei giochi da tavolo, quelli in scatola.

Come si potrebbe definire allora un’“attività” del genere?
Come un gioco d’azzardo, inteso nel senso che la vincita dell’attività non dipende in alcun modo dall’abilità del giocatore, ma solo ed esclusivamente dal caso e dalla fortuna. Tra l’altro, giochi come il Superenalotto sono giochi d’azzardo puro; perché, per esempio, nel Monopoli o nel bridge la componente casuale è in parte bilanciata dalla conoscenza e dall’abilità dei partecipanti, mentre nel nostro caso non c’è nulla di tutto questo.
A renderlo poi così deleterio, non è tanto la componente casuale, quanto il fatto che la posta sia il denaro. Generalmente si tende a pensare che la definizione di gioco d’azzardo sia applicabile solo a un’attività dove ci si rovina, si perde la casa; mentre pochi euro spesi in una schedina non sono nulla. Non è così, purtroppo, perché potenzialmente si può perdere tutto in qualunque “gioco”, indipendentemente dalla posta.
Ci sono tantissime persone che si rovinano con il Superenalotto, fino ad arrivare alle soluzioni più estreme. E’ un fenomeno sottovalutato.

Perché “sottovalutato”?

Perché in Italia il gioco d’azzardo, quello legale gestito dallo Stato, ha fatturato, solo nel 2007, 42 miliardi di euro. Dividendoli per i 56 milioni di abitanti, significa una spesa media, per cittadino, di 750 euro a persona. Una cifra enorme; e se c’è qualcuno che spende 10 euro, molti altri arrivano, ovviamente, a pagare mille volte tanto.

Possibile un tale successo?
Evidentemente sì. E il vero vincitore di un tale business è chi lo gestisce, ossia lo Stato. Inoltre a tanti guadagni corrisponde equivalente pubblicità, sui giornali, e in televisione. Più si guadagna, più è facile da promuovere.
E’ una vera e propria “tassa” autorizzata, tra l’altro anche cara. Le lotterie furono inventate dagli imperatori romani che avevano bisogno di liquidità e non potevano tassare ulteriormente i cittadini. Quindi hanno inventato un intelligentissimo modo per “spremerli” senza che questi ne fossero consapevoli.

A fine Ottocento ha ben espresso il concetto il quotidiano l’ “Avanti”, l’unico giornale italiano che non pubblicava i risultati del lotto. Dopo le lamentele dei lettori finalmente lo fece, ma titolò la pagina come “tassa sugli imbecilli”. Non si può esprimere un concetto in modo migliore.
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E' uno scempio... offendono gli anziani con la SocialCard! gli anziani sono i maggiori giocatori di Lotto SuperEnalotto e quant'altro!! date un'occhiata alle ricevitorie!! Persone che han fatto la guerra per una sana Democrazia, ridotti a sognare di vincere!!! Magari per garantire un futuro ai propri nipotini VERGOGNA!! non si offre un futuro ai cervelloni che si trasferiscono sempre di più all'estero, e qui rimangono solo mafiosi e affini!!! BASTA!!!! non ce la faccio più a star a guardare questi personaggi che succhiano il sangue agli italiani! prima ridotti sull'astrico e poi, anzichè aiutarli, trovano i metodi per continuare a spremerli! azz...il diavolo "gle fa na pippa a questi!!"

Sempre da "ilsalvagente.it":

La "febbre" legata all'impoverimento

La febbre da Superenalotto è determinata sicuramente dal forte impoverimento che hanno subito i cittadini dall'entrata in vigore dell'euro in poi. Sentendosi tutti più poveri, e dovendo fare i conti con prezzi e tariffe in costante aumento, si tenta il colpo di fortuna per risolvere una situazione economica sempre più drastica. Troppi però i casi in cui questo tentativo di riscatto diventa patologia e fa perdere totalmente ai giocatori il contatto con la realtà, determinando situazioni altamente pericolose.

In conclusione vorrei ringraziare Michela Rossetti de "ilsalvagente.it" per aver scritto l'articolo dal quale è nato il mio Post, e riporto ancora una trance:

Mentre milioni di italiani "investono" a ogni estrazione cifre sempre più consistenti e attendono con ansia il Jackpot di 107 milioni di euro in palio stasera, l'Antitrust ha aperto un'indagine sulla Sisal, la società che gestisce il gioco dividendosi - praticamente alla pari - i proventi con le Casse dello Stato che, soltanto da gennaio ad oggi, hanno incassato dagli italiani in preda alla "febbre da Superenalotto" 700 milioni di euro sul miliardo e 400 milioni speso dai giocatori.
L'Autorità guidata da Antonio Catricalà ha aperto un'istrutturia per presunto abuso di posizione dominante. In particolare, secondo l'Antistrust, la società impedirebbe ai concorrenti di collegarsi alla rete telematica per svolgere l'attività di raccolta on line dei giochi numerici a totalizzatore nazionale (Superenalotto e Superstar) con effetti a cascata sulla raccolta degli altri giochi on line. L'Autorità ha contestualmente avviato il procedimento per adottare misure cautelari per far sì che Sisal consenta ai soggetti legittimati l'allaccio alla rete stessa. Ma, prima che l'Antitrust decida tali misure, Sisal potrà comunque chiedere di essere ascoltata.

Sisal potrebbe determinare una barriera di accesso al mercato

L'istruttoria è stata avviata alla luce di una segnalazione inviata da una società autorizzata dall'Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato alla raccolta on line di giochi e scommesse, che aveva chiesto a Sisal, senza ottenerlo, il protocollo di comunicazione necessario per l'avvio dell'attività stessa.
A Sisal, in qualità di concessionaria unica, spetta infatti l'onere di predisporre le modalità tecniche e operative per l'accesso alla rete telematica, senza le quali è impossibile allacciarsi alla rete stessa. Secondo l'Antitrust Sisal, impedendo l'accesso di altri soggetti alla propria rete telematica e avviando contemporaneamente l'attività di raccolta a distanza del Superenalotto, “potrebbe cercare di acquisire un vantaggio competitivo rispetto ai potenziali concorrenti, determinando una barriera all'accesso al mercato”.




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