🕉️IL KALY YUGA È L'ERA DOVE IL MALE SI VESTE DI BENE 🕉️

🕉 La civiltà odierna deve tener conto di questo fattore per proseguire correttamente la sua evoluzione; perché nelle 'vesti del bene' oggi gli asura diventano educatori, politici, ed influencer di vario genere. Pertanto non bisogna credere alle apparenze, né tantomeno alle presunte evidenze.., gli obbiettivi da raggiungere sono le conoscenze. Con queste si sconfigge il male 🕉

Il Mio Grande Amore Parvati ॐ

ॐ Onore a Te, Divina Parvati Dolce Dea dell'Universo Sono in cammino verso di Te Dove sei?.. tra lo spazio temporale Sei n...

07 novembre, 2022

La saggezza di Shiva di Valentino Bellucci

INTRODUZIONE di Valentino Bellucci. Le straordinarie concordanze tra le ultime scoperte scientifiche e le conoscenze vediche esigono un attento studio e una riflessione matura. I paradigmi di una visione meccanicistica della realtà sono da abbandonare così come sono da abbandonare i dogmi religiosi nati da motivazioni politiche o erronee speculazioni. Un paradigma epistemologico del tutto nuovo attende l'essere umano del terzo millennio, un paradigma che unisca tutti gli ambiti del sapere: fisico, artistico, filosofico e spirituale. Un essere umano integro non può che avere una visione unitaria della realtà, pena la frantumazione interiore e psichica. Nel periodo medioevale tale unità esisteva e la filosofia tomistica mirabilmente riuniva il pensiero aristotelico con la religiosità cristiana; le arti e la cultura in generale formavano un tutto armonioso. Le cattedrali, gli affresci, i monasteri e la scolastica creavano una sinfonia rigorosa e monumentale. Ma tale unificazione era immatura, troppo acerba ed imperfetta, viziata segretamente dalle errate intuizioni di un aristotelismo dogmatico quanto le posizioni di una chiesa fin troppo corrotta da poteri non spirituali. Oggi, dopo la fisica dei quanti e delle stringhe, possiamo sperare in una unità matura, dove una scienza rigorosa può camminare fianco a fianco con una spiritualità altrettanto rigorosa. SE LA FISICA E' LA SCIENZA DELLA DIMENSIONE MATERIALE, LO YOGA E' LA SCIENZA DELLA DIMENSIONE INTERIORE.Studiando gli antichi testi vedici, (solo da pochi secoli tradotti dal Sanscrito) l'attento lettore si renderà conto che le antiche civiltà avevano già una visione profonda e scientifica del cosmo esteriore ed interiore. Compito del presente saggio è di dimostrare come tali conoscenze non siano semplici 'coincidenze', ma il frutto maturo di un livello di coscienza assai elevato. Gli antichi rishi (sapienti) della civiltà vedica non erano dei disadattati o dei fanatici dell'ascetismo fine a sé stesso; essi erano esploratori della coscenza, argonauti del cuore, matematici dell'eternità... Veda significa visione; esattamente come Galileo Galilei i risci vedici credevano che la verità si potesse vedere. In questo senso sia lo Yoga che la fisica sono due scienze sperimentali; ma la materia può essere misurata e ricondotta a leggi matematiche elegantemente espresse dalle equazioni, mentre la coscenza, l'interiorità, il senso del sacro, sfuggono al numero, poichè esistono in una dimensione, ben concreta e raggiungibile, dalla quale i numeri stessi hanno origine. Lo zero proviene, non a caso, dalla cultura vedico-indiana e fu portato dagli arabi in Occidente; verso il 1202 nel Liber abbaci del matematico Fibonacci lo zifr arabo venne tradotto in zephirum, che divenne in italiano lo zero.. Ma il primo studio sullo zero risale allo studioso indiano Brahmagupta, attorno al 628. L'intera scienza moderna non esisterebbe senza il sistema decimale, senza la numerazione arabo-indiana e lo stesso zero, come scrive Guenon*, "non lo si può in ogni caso prendere per un puro nulla..." (R. Guénon, I principi del calcolo infinitesimale, Adelphi, Milano 2011, pag. 142). Lo zero non è il nulla, ma non è nessuna quantità definita (la quale ha inizio con l'unità); esso rappresenta simbolicamente il Brahman metafisico, l'Assoluto senza determinazioni. E' quindi umoristico pensare ad una civiltà tecnologica che nega ogni assoluto pur basandosi su una struttura matematica che lo afferma e che deriva da una civiltà che ha le sue fondamenta nella spiritualità vedica. C'E' UN ENORME PROFONDITA' DI COSCIENZA NELLE CONOSCENZE VEDICHE. Solo considerando lo zero l'Occidente è in una condizione di debito verso tali conoscenze; ma la cultura tecnocratica ha smarrito ogni profondità di coscienza a causa della tremenda superficialità del materialismo. Ad una grande profondità di coscienza i maestri vedici videro anche la verità del cosmo materiale, poichè al livello dell'estasi non vi è più separazione tra esteriorità ed interiorità: lo yogi ha raggiunto la conoscenza perfetta e totale. L'estasi è ciò che l'Occidente ha rimosso. Tale rimozione è la segreta causa di innumerevoli disagi psichici e fisici. Quando Dante invitava a "non essere bruti" intendeva dirci, come gli yogi, che la forma umana esiste proprio per realizzare l'estasi, l'unione con l'Assoluto. Su tale unione i mistici di ogni tempo e religione hanno scritto molte pagine e con la loro stessa vita, documentata come la vita di ogni personaggio storico, hanno dimostrato che cosa significa sperimentare l'Assoluto. La mistica cristiana Sofia di Klingnau così descrisse la propria esperienza: "Perchè, se tutte le stelle che brillano in cielo fossero grandi e belle come il sole, e tutte rifulgessero in una, questo fulgore non potrebbe eguagliare la bellezza che era nella mia anima. E mi sembrava di sprigionare un fulgore che rischiariva tutto il mondo" (Cit. in M. Buber, Confessioni estatiche, Adellphi, Milano 1987, pag. 140). Nella Bhagavad-Gita, testo mistico supremo della spiritualità indo-vedica, leggiamo: "L'Anima Suprema è la fonte di luce in tutto ciò che è luminoso. E' al di là dell'oscurità della materia ed è non manifestata.E' la conoscenza, l'oggetto della conoscenza e il fine della conoscenza. E' situata nel cuore di tutti gli esseri" (La Bhagavad Gita così com'è, a cura di S. Prabhupada, Bhaktivedanta book trust, Firenze 2003, pag. 562). L'Anima e l'Anima Suprema, cioè Dio, sono della stessa sostanza ma distinte; si trovano vicine nel cuore di ogni essere vivente e generano una luce che supera qualsiasi luce materiale. Dio emana luce infinita e l'anima brilla più di milioni di stelle. Questo ci dice la scienza spirituale dei mistici. Voler ridurre, come alcuni sciocchi hanno tentato di fare, ogni misticismo ad una patologia psichica significa negare i dati di fatto: nessun mistico era un malato di mente e non aveva danni cerebrali. Tali affermazioni derivano dall'ignoranza, da persone che non hanno mai studiato seriamente le vite dei mistici stessi. Bergson, molto più seriamente, a tal proposito scriveva: "I grandi mistici [...] sono stati generalmente uomini e donne di azione, di buon senso superiore; poco importa che abbiano avuto per imitatori degli squilibrati, o che qualcuno tra loro abbia, in alcuni momenti, sofferto per una tensione estrema e prolungata dell'intelligenza e della volontà..." (H. Bergson, Le due fonti della morale e della religione, SE, Milano 2006, pag. 187). Sfidiamo chiunque a trovare persone mediamente sane in grado di compiere ciò che hanno compiuto mistici e santi del calibro di un Filippo Neri, di un Francesco d'Assisi o di Srila Prabhupada (Per chi volesse approfondire la vita di questo straordinario mistico e santo dei nostri tempi rimando a V. Bellucci, Lo yoga devozionale indiano. Il Vaishnavismo, Xenia editore, Milano 2011, pp. 22-26) , per citare un caso recente, che alla soglia dei settant'anni lasciò l'India per predicare negli Stati Uniti e che nel giro di pochi anni creò un movimento spirituale con centri in tutto il pianeta... Il fatto è che la società industrializzata preferisce ignorare simili figure umane, preferendo seguire, come modelli di vita, divi del cinema o politicanti corrotti. Eppure ogni educatore sa quanto sia decisivo per l'evoluzione dell'essere umano avere dei buoni modelli da imitare. Per Bergson il mistico rappresenta il modello dell'umanità del futuro. Concordiamo con questa sua visione, a patto però di chiarire i termini della mistica di ogni tempo come scienza spirituale, indispensabile nell'unione organica di tutte le scienze. La cultura moderna soffre di questa separazione a compartimenti stagni tra le singole scienze, non solo; l'estrema specializzazione ha fatto in modo che neppure scienziati della stessa branca riescano a confrontarsi e a collegare i propri studi. Eppure tale problema va risolto, poichè, come notava Husserl: "Le mere scienze di fatto creano meri uomini di fatto" (E.Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, EST, Milano 1997, pag. 35). Uomini di fatto sono uomini disintegrati, frammentati, che vagano senza scopo in un mondo sensa senso. Non stupisce il disagio psicologico crescente in una società che educa ad una conoscenza di questo genere. Ma non è sempre stato così. Uomini come Platone, Leonardo e Goethe sapevano unire la dimensione delle scienze esatte con la dimensione interiore, spirituale, dell'essere umano. Anche Galilei e Newton appartenevano ancora ad una visione olistica della realtà cosmica ed umana, pur avendo tracciato la strada per una radicale frantumazione dell'essere umano. Il disastro accadde nell'ottocento positivista, fu allora che le cose presero una piega nefasta, poichè la visione riduzionistica di un mondo puramente meccanico "significò un allontanamento da quei problemi che sono decisivi per una umanità autentica"(E. Husserl, op. cit., pag. 35.). L'essere umano non si nutre di solo pane, né di soli numeri. Egli ha un bisogno metafisico, un bisogno di risposte esistenziali. Purtoppo religioni dogmatiche e filosofie inadeguate hanno mal risposto a tali bisogni. Se in questo testo vengono presi in esame testi dell'antica tradizione vedica è per indicare all'essere umano una nuova modalità per soddisfare tali bisogni fondamentali. La cultura vedica è una perfetta scienza spirituale e materiale; studiandola seriamente ci si accorgerà che ogni scienza, dalla matematica alla biologia, vi trova un posto adeguato e soprattutto, pieno di senso. Poichè quello che la scienza moderna ha rimosso è appunto il senso di ogni ricerca, che poi si inserisce e si può solo inserire all'interno del senso della vita umana. I testi vedici illustrano lo scopo supremo del cosmo e della vita umana in modo chiaro, preciso e verificabile. Basti pensare ad un sistema come lo Yoga, in particolare quello esposto da Patanjali nei Sutra, per rendersi conto della differenza rispetto alle sbiadite concezioni metafisiche delle religioni istituzionalizzate. Nello Yoga non si espongono teorie o palliativi sentimentali, in esso si espone in modo lucido e pratico la modalità per realizzare una dimensione divina. e come accade per ogni esperimento scientifico, si tratta di metterlo in azione, di farlo. Da millenni le tecniche Yoga hanno prodotto uomini illuminati, uomini che solo da pochi anni la scienza moderna sta studiando con attenzione, verificando così le loro straordinarie capacità fisiche e psichiche. Ma la cultura vedica ha millenni di sperimentazioni alle spalle. Tale sperimentazione è bene che inizi anche in Occidente, in modo serio e non con le assurde banalizzazioni che hanno diffuso lo Yoga come semplice ginnastica. [...]. ///*Guénon ha però commesso un madornale errore nelle sue considerazioni sull'infinito, criticando Cantor dopo averlo mal compreso. Per un ulteriore approfondimento rimando al mio saggio: Guénon, Mandelbrot e i livelli dell'infinito, o sottoinsiemi, di infinito, come già Leibniz aveva intuito.

Nessun commento:

Posta un commento

"L'idea della divinità, è l'idea di tutte le idee" - F. Schlegel

🕉💞🕉✡💖💗💓👌🙏👌💓💗💖✡💞✡🕉🕉

🕉💞🕉✡💖💗💓👌🙏👌💓💗💖✡💞✡🕉🕉
🕉💞🕉✡💖💗💓👌🙏👌💓💗💖✡💞✡🕉🕉